Un cielo di carta sgualcita
È appesa ad un ramo la luna
stanotte, a dondolarsi lenta
su un cielo di carta sgualcita
dove neppure le stelle
fanno rumore.
E vorrei raccontarti di me
sotto quel cielo sciupato,
delle mie dita cucite
a trattenere pensieri
e voglie segrete
che sanno di speranza,
di luce soffusa.
Vorrei ricamare parole
di seta e silenzio
sul mio corpo ferito,
che mi sia dolce attraversare
la notte, e il cielo si quieti
a guardarmi.
Non lasciare che l’alba
Non lasciare che l’alba
profumi di luce il cielo,
imprigiona la notte
all’ombra delle mie ciglia
tienimi stretta e accarezza
piano la speranza
che nascondo tra i capelli,
fanne un balsamo lieve
a lenirmi le crepe
ché si sciolgano i nodi
anche quelli protetti
sotto cumuli d’anni
e d’abitudini mancate.
Respira in silenzio
la geografia segreta
della mia pelle,
seguendo il richiamo
del vento che ti condurrà
lungo ignoti sentieri
ammantati di illusioni.
E quando ebbra di promesse
ti incontrerò perduto
tra esili sogni di carta,
traghetteremo insieme
il buio, tenendoci per mano
come due timide stelle
luminose di desiderio.
27 luglio 2010
Stagioni di parole
Ho percorso stagioni di parole
coniugando paradigmi
di tristezza e fame,
li ho visti scivolarmi tra le mani
insieme a cattedrali di lacrime,
abbandonare tracce salate
che ho leccato avida
per trattenerne il segno
e scoprirlo poi incompiuto,
refuso nascosto invano
sotto la sabbia delle mie
adulte imperfezioni.
D’improvviso ho scoperto
pergamene di piacere
vergate in gesti sconosciuti
e oblique passioni
a fare chiare le notti
del mio inverno,
quando sostavo incredula
ai bordi del mistero
brulla quasi di incertezze
e timori, a ripetere ostinata
che nessuno conosce
il segreto dell’onda
solo il mare, non ancora stanco
di figliare deboli sospiri
e misteriosi addii.
Copyright © 2013 Annarita Capraro
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